Questa storia me l'ha raccontata la mia mamma. E' la storia di eventi che capitarono alla sua famiglia prima che lei nascesse, nel 1943, storia che a sua volta lei ascoltò
dai genitori e nonni. E proprio i suoi nonni ne furono i protagonisti.
Io qui la racconto come lei l'ha raccontata a me. Persone, luoghi e fatti sono reali: se qualcuno si sente coinvolto e vuole raccontarne un'altra versione, sarò lieta di ascoltarla e integrare o correggere quello che io so.
Ecco dunque cosa si narra di come fu che i fascisti fecero perquisire la casa dei miei bisnonni.
L'antefatto è che nel paese di Partino c'erano degli squadristi, nel ventennio, persone che partecipavano con una certa soddisfazione e una totale convinzione alle spedizioni punitive. Due nomi, anzi due soprannomi, sono quelli di cui sono a conoscenza: "Gare" e "il Mucchino". Un parente abbastanza prossimo del primo, tra l'altro, sposò molti anni dopo una sorella di mamma. Non credo che quel ramo di famiglia condividesse la passione fascista, o comunque quando ero piccola io nessuno più parlava di queste cose in famiglia e di mio zio ho solo bei ricordi, nulla a che vedere con quei mostri.
Ma riprendiamo il filo.
Le squadracce andavano a picchiare i dissidenti e ad elargire purghe all'olio di ricino. Picchiavano anche gli ubriachi, chiunque si fosse trovato in giro dopo il coprifuoco. Non che ci fosse un coprifuoco ufficiale: erano i fascisti locali a stabilire che dopo una certa ora della sera la gente doveva stare chiusa in casa, non bighellonare... o tantomeno riunirsi.
Erano i primi anni del fascismo, gli anni Venti. Di quegli anni il mio nonno materno raccontava che gli squadristi erano particolarmente feroci e cattivi. Quando venivano diffusi col megafono i discorsi del Duce, la gente doveva togliersi il cappello; se qualcuno osava tenere il cappello in testa (e la maggior parte degli uomini, per lo più contadini, lo portava usualmente) veniva preso a botte, a mani nude o con l'immancabile manganello.
Il nonno della mia mamma si chiamava Primo. Era nato nel 1888. Era mezzadro, come tanta gente a quell'epoca in Toscana. Povero e con una istruzione minima, ma a differenza della grande maggioranza dei contadini sapeva leggere e scrivere, così come suo fratello. Era una persona intelligente e quel pochissimo tempo trascorso a scuola prima di iniziare la vita di lavoro nei campi gli era stato sufficiente per alfabetizzarsi; era anche una persona molto religiosa e altruista.
Già, la scuola: i figli maschi, se andava bene, facevano un anno di scuole elementari. Le figlie femmine, nemmeno quello.
A volte la sera, finito il lavoro nei campi, dopo cena, gli altri contadini andavano a casa sua per imparare da lui e dal fratello; loro volentieri insegnavano quello che sapevano. Si trattava di imparare almeno a fare la firma, a leggere qualche parola... Ovviamente questo comportava che della gente si riunisse. Mettiamoci sopra che si istruisse: vai a sapere se questo poteva dare adito a attività sovversive. I fascisti non potevano non occuparsene.
Qualunque forma di riunione, perfino la recita di un rosario in
parrocchia, necessitava dei permessi e dovevano essere presenti dei
fascisti a controllare.
Infatti gli intimarono di smettere subito, e così dovette fare. Quella attività era considerata, testuali parole, una "adunata sediziosa".
Ma non bastava: nonno Primo ormai era considerato una persona pericolosa. Un contadino zoppo perché reduce della Grande Guerra, persona umile e religiosa, che certo non avrebbe mai organizzato resistenze armate. Non aveva idee politiche sovversive o rivoluzionarie: credeva solo che la gente avesse diritto di vivere in pace, di aiutarsi a vicenda, di non subire violenze e soprusi.
Eppure la miglior pensata dei fascisti per metterlo nei guai, fu di accusarlo di detenere delle armi. I Carabinieri, agli ordini dello Stato fascista e dei gerarchi locali, furono mandati a casa sua a effettuare una perquisizione in piena regola.
I contadini non avevano i materassi a quel tempo, ma dei pagliericci riempiti con le sfoglie di granturco, cioè le foglie e le fibre avanzate dalla raccolta del mais. I Carabinieri zelanti li svuotarono tutti frugando tra le foglie secche, sia mai che uscisse fuori un moschetto.
L'anziana nonna Rosa aveva una grande conca, cioè un grosso vaso, su un piedistallo accanto al camino. Veniva usata per fare il bucato bollito: le lenzuola, gli abiti e la biancheria venivano messi sul fondo, poi un telone veniva adagiato sopra e cosparso di fine cenere del camino, infine veniva versata l'acqua bollente. Così le nostre nonne con gran fatica ottenevano quelle belle lenzuola bianche.
I Carabinieri, vedendo questa grande conca, chiesero a nonna Rosa, col tono di un interrogatorio: "Cosa ci fate con questa conca?". Si vede che, sagacemente, immaginavano fosse il luogo ideale dove terroristi travestiti da contadini nascondevano chili di armi.
L'anziana signora, flemmatica, rispose "Ci vuoto la pastasciutta".
Come se ce l'avessero avuta, la pastasciutta! A quei tempi era una pietanza per le grandi occasioni, perché più spesso venivano consumate minestre fatte con legumi, verdure coltivate e erbe di campo, al massimo aggiungendo un po' di pasta piccola acquistata a peso alla bottega del paese.
E il Carabiniere che guidava le operazioni le abbaiò contro: "Avete fortuna che siete vecchia! Se no, con questa risposta, voi andavate al confino!".
E così, una risposta arguta e un po' strafottente poteva costare la punizione del confino, che tanti, dissidenti o semplici oppositori di un momento, o antipatici al gerarca locale, avevano dovuto subire in quegli anni.
Poi venne la guerra, e negli anni bui del "passaggio della guerra" quando le bombe alleate massacravano l'Italia e i tedeschi in fuga rastrellavano e uccidevano, i contadini erano tra i pochi che avevano qualche verdura per potersi sfamare. Primo era una persona accogliente e non era rancoroso: ne portava anche ai figli di Gare, bambini che non avevano niente da mangiare.
Il famoso fascista Gare. Erano diventati amici? Non direi. Negli anni successivi, dopo la fine della guerra, capitava che nonno Primo lo accogliesse di tanto in tanto in casa sua. Diciamo che era ormai un ex fascista, ma certo non aveva perso la boria e l'ideologia.
Mia mamma era bambina e si ricorda di quest'uomo che, mentre mangiava e beveva alla loro tavola, non mancava di ricordare a Primo che era stato fortunato che fosse scoppiata la guerra, perché il suo nome era già in lista per essere spedito al confino.
Si vede che, non avendo trovato armi tra le foglie di granturco dei pagliericci o nella conca dei panni sporchi, si erano inventati una qualche altra scusa per fare del male a chi al fascismo proprio non voleva piegarsi.
Nessun commento:
Posta un commento