Questa storia me l'ha raccontata la mia mamma. E' la storia di un ragazzo del paese dove lei viveva, storia che a sua volta lei ascoltò dai genitori e nonni, storia che tutto il paese di Partino, frazione di Palaia in quel di Pisa, conosceva.
Io qui la racconto come lei l'ha raccontata a me. Persone, luoghi e fatti sono reali: se qualcuno si sente coinvolto e vuole raccontarne un'altra versione, sarò lieta di ascoltarla e integrare o correggere quello che io so.
Ecco dunque cosa si narra della storia di Callisto.
Era l'anno 1922 e Callisto era un giovane contadino. Lunghe gambe e volenteroso, perché a quei tempi tutti dovevano darsi da fare, la terra dava cibo e se non si lavorava la terra si moriva di fame. A volte, si pativa la fame anche lavorando.
Era ottobre, tempo di vendemmia: come era uso comune, Callisto aiutava i vicini nella raccolta dell'uva. Stavano vendemmiando in una valle un po' lontana dalla strada. Si era fatta ora di una pausa, i contadini dovevano mangiare, e per mangiare si faceva così: uno del gruppo andava alla bottega, qualche chilometro oltre, lungo la strada, comprava un po' di baccalà e lo portava ai compagni di lavoro. Il bottegaio metteva in conto.
Callisto era giovane e, come dicevo, di gambe lunghe: fu lui a offrirsi di andare a prendere questo baccalà, o forse fu invitato dagli altri. Comunque, ognuno faceva la sua parte, e Callisto salì in strada e si diresse verso la bottega.
Giunto che fu, passava in quel momento una carovana di giovanotti chiassosi, su camionette e mezzi di fortuna. Urlavano e cantavano, sembrava interessante! Callisto chiese dove andassero. Andiamo a prendere Roma! gli risposero. Vieni con noi!
Vi pare che Callisto rispondesse che non poteva, che doveva portare il cibo ai compagni? Forse ci pensò, o forse non troppo. Dopotutto era giovane, e quella sembrava una cosa assai divertente. Fu accolto su una camionetta, si fece spazio tra gli altri e andò anche lui a "prendere Roma". E chi l'aveva mai vista Roma! Che si fa, si butta al vento un'occasione così?
Fu così che Callisto partecipò alla Marcia su Roma. Era il 28 ottobre 1922. Forese Callisto pensò a una goliardata, a una cosa divertente, forse gli sembrò l'occasione di far baldoria, di divertirsi un po' mentre gli altri faticavano. Dicono che fosse un bravo ragazzo. Probabilmente fu la decisione di un momento.
Gli altri contadini, in attesa del baccalà, si chiedevano che fine avesse fatto. Mica c'erano i telefoni e Whatsapp. Dopo un bel po' di attesa e appetito che aumentava, uno dei lavoratori salì alla bottega: che fine aveva fatto Callisto? Le persone che avevano assistito alla scena, di fronte alla bottega, raccontarono l'accaduto.
Immagino che i contadini avranno avuto il loro baccalà, in ritardo, mentre Callisto ebbe la sua avventura.
Immagino che non fosse chiaro a nessuno dei personaggi di questa storia, quello che stava succedendo a Roma, davvero, e quelli che sarebbero stati gli anni successivi.
Va detto che Callisto, negli anni successivi, non fece mai la tessera del Partito Fascista. Questo gli fa onore. Tuttavia, pagò per la sua bravata: al Referendum del 1946, quello che vide sorgere la Repubblica, gli venne negato il diritto di voto.
Raccontano che sedesse poco distante dal seggio elettorale e a chi andava e veniva dalle operazioni di voto, una vera novità per l'Italia, interpellato sulla sua condizione di escluso, rispondesse: "A me non m'importa una sega di votare".
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