martedì 30 maggio 2023

Come far saltare un oleodotto - Imparare a combattere in un mondo che brucia. Andreas Malm

 "Come far saltare un oleodotto" di Andreas Malm

 

 

 

 Andreas Malm

Come far saltare un oleodotto:
Imparare a combattere in un mondo che brucia

Chi mi ha prestato il libro mi ha detto qualcosa tipo: "Tiè... Attenta a non farti male!".

E' stata la miglior presentazione che potessi desiderare!

Farci male è ciò che ci sta capitando. E non in ordine sparso, come una roulette casuale. Nemmeno con un nesso di causalità e merito. 

La rabbia e l'indignazione che pervadono questo libro (scritto da un attivista, non solo teorico, dei movimenti climatici) sono proprio grandi, e come potrebbe essere diversamente? Chi rompe paga è una regola che qui non vale perché chi ha emesso e continua a emettere più gas climalteranti, ottenendo ricchezza materiale, sicurezza per sé e le proprie famiglie, case e condizionatori e piscine e caviale & champagne, non paga roprio nulla.

Chi sta continuando a morire e morirà sempre di più è la povera gente, intere popolazioni di paesi poveri e sfruttati e intere classi sociali povere nei paesi "ricchi".

Se non indigna questo, cosa mai potrà farlo?

I primi capitoli sono dedicati alla descrizione e analisi dei movimenti per i diritti civili, alle teorie di pacifismo morale e strategico, alle frange più estreme e al beneficio che hanno portato alla lotta. Seguono le analisi delle strategie di lotta dei vari movimenti e conclude il testo l'invito a prendere seriamente in considerazione i sabotaggi e la distruzione della proprietà privata portando la lotta a un livello tale da rendere instabile e poco remunerativo qualunque investimento sulle energie fossili.

Fattibile? Sicuramente è stato un libro molto criticato e nell'edizione che ho letto l'autore risponde alle critiche, anche con una certa umiltà. Di sicuro per quanto dichiari la necessità di sabotare e danneggiare, Malm ribadisce più volte che nessuna vita deve essere messa in pericolo.

Da leggere? Sì, assolutamente. Non perché dobbiamo andare tutti a far saltare oleodotti (spoiler: non c'è davvero la spiegazione su come fare!) ma perché la lotta per il clima ha raggiunto un'urgenza enorme e che si scelga il pacifismo, la via istituzionale, la non-violenza, o il sabotaggio, bisogna scegliere da che parte stare. Con i signori degli oleodotti, o con chi lotta.


martedì 21 febbraio 2023

Come fu che mio nonno non partì per il fronte

Mio nonno materno era un bell'uomo, io lo ricordo già anziano, magro e di bel portamento, con un bel sorriso. Lui e nonna Gina mi facevano sedere tra loro, sull'Ape Piaggio con cui andavamo a coltivare un orticello poco fuori dal paese. In un altro orticello, vicino a casa, aveva delle piante di pesco che davano le pesche più grandi, succose e pelose che abbia mai visto e assaggiato. Avevano una peluria bianca e soffice come gattini e quando erano mature erano dolci come il paradiso.

Nonno Marino aveva fatto il militare nei bersaglieri: mamma conserva alcune sue foto con il bel cappello piumato, sembra un attore.

Quando fu richiamato per il fronte con il suo reggimento, all'ingresso dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale, si presentò al comando a Livorno pronto per partire, ma... arrivò in ritardo. Il suo gruppo si era già imbarcato da Trieste per l'Albania. Gli ufficiali si arrabbiarono molto con lui: dove lo mandiamo adesso questo? Gli altri sono tutti già imbarcati!

Ma nonno era un tipo pieno di inventiva e con una certa faccia tosta: fece in modo di parlare con un generale, che ne apprezzò i modi e accettò di prenderlo come attendente. Anche perché nonno gli disse che faceva il giardiniere e poteva sistemare il giardino della sua villa. Giardiniere! Nonno era mezzadro, bravissimo sicuramente (ne sono la riprova quelle pesche paradisiache), ma era un semplice contadino.

Il generale gli ordinò di procurargli e piantargli delle piante nel suo giardino: nonno, senza fare una piega, tornò a casa, andò nel bosco e sradicò con attenzione, radici terra e tutto, qualche arbusto un po' più presentabile, li piantò nel giardino del generale e fece la sua bella figura.

Rimase in Italia e non partì mai per il fronte. I suoi commilitoni furono quasi tutti sterminati, nel freddo delle montagne albanesi e nelle disfatte in terra di Grecia. Così, il caso, la fortuna e un po' di faccia tosta salvarono mio nonno dalla macelleria della guerra.

Non andò altrettanto bene al fratello, Lido. Lo ricordo bene, zio Lido, alto e magro, con gli occhi chiari e i baffi. Lui in guerra ci andò, e come molti ragazzi dopo l'armistizio fu preso prigioniero dall'esercito tedesco. Ebbe, tutto sommato, fortuna, perché tornò vivo. Magro, distrutto, malato di polmonite, ma vivo.

Non raccontava nulla di quell'esperienza, come molte persone che subirono sulla propria pelle quegli orrori, e peggiori ne videro. Solo una volta, raccontò della fame, immensa, straziante, e di una ragazza tedesca che dalla rete che delimitava il campo di detenzione gli lanciò un tozzo di pane. Lo divorò e pianse, e avrebbe voluto ringraziare quella ragazza senza nome. E quando gli chiedevano di raccontare qualcosa di come li trattavano, disse solo, una volta, che certe cose non dovrebbero accadere mai, che lui aveva visto ammazzare un ragazzo di vent'anni annegato con la testa infilata in un secchio di acqua gelida... Queste cose no, non le voleva raccontare.

lunedì 30 gennaio 2023

La prima bomba. Marco Rizzo, La Tram

 

La prima bomba. Marco Rizzo, La Tram. Feltrinelli Comics, 2020

Mi stavo chiedendo, dopo aver letto questo graphic novel, cosa mi spinge a leggere cose "dure" e "vere" come questa, quando potrei cercare leggerezza e comicità che in genere si associano ai fumetti.

Quando leggo qualcosa di Marco Rizzo, inevitabilmente finisco per piangere. Nel senso migliore di ciò che può suscitare pianto.

"La prima bomba" ruota intorno ai fatti che precedettero la strage di Piazza Fontana, seguendo personaggi di fantasia, ma verosimili (e veri, a tutto tondo) che incontrano personaggi che di quella storia furono protagonisti. L'incedere della storia è implacabile, i disegni di La Tram (che sul momento ho trovato insoliti, poi me ne sono innamorata) sono efficaci e taglienti.

Nomi e fatti accertati dalla magistratura sono tutti menzionati nelle ultime pagine. Il dolore per una vicenda su cui pesa ancora un'omertà scandalosa, è vivo ancora oggi.

Oggi si torna a parlare di anarchici, di violenza. Se da una parte vanno condannati tutti gli atti violenti e puniti coloro che li commettono, stride l'accanimento verso singoli anarchici accanto alla morbidezza con cui lo Stato tratta i reati dei colletti bianchi. Regimi carcerari nati per contrastare le mafie in periodi di emergenza diventano di vasta aapplicazione su certe categorie e sembrano più torture che necessità. 

Non occorre essere anarchici, o comunisti, per vedere che la deriva è pericolosa, che le destre più destre (e quanto è destra la destra oggi al governo?) hanno sempre usato questi metodi, si sono crogiolate nel clima di paura, hanno venduto l'autoritarismo come servisse per la nostra sicurezza, hanno sempre cercato il "nemico" a costo di inventarlo o di gonfiarlo a dismisura. Costi quel che costi.

Il protagonista di questo fumetto aveva militato nel partito fascista. È un sincero servitore dello Stato, e un uomo di destra. Eppure comprende l'orrore ai danni degli innocenti, il grande inganno dietro la strategia del terrore.

Stiamo attenti, non accontentiamoci di trovare dei cattivi e seppellirli nel fine pena mai. Restiamo umani.


Digressione

Mi viene in mente una cosa scritta nella prefazione a un volume della saga di Sandman, dove si dice, in sostanza, che se non si è pronti a trovare nei fumetti dei temi e delle scene "tosti", allora meglio andarsi a leggere Spider-man. (*)

Quindi, abbiamo un problema. Marco Rizzo è un giornalista, e di quelli bravi. Ma scrive anche storie di Spider-man. Come la mettiamo?

La mettiamo così, che da grandi poteri derivano grandi responsabilità, e la vita è complicata e i fumetti lo sono altrettanto, fortunatamente nel senso bello del termine.

Menzione d'onore alla mia fumetteria di fiducia: quando ho ordinato il volume mi hanno detto che era già in negozio, pronto da mettere da parte a mio nome. Intendiamoci, io (e anche Marco Rizzo!) amo anche i fumettoni americani e le strisce comiche, che la fumetteria non fa mai mancare, ma una fumetteria che tiene anche libri di un certo calibro, con storie difficili e italianissime, che vi devo dire? penso che sia una fumetteria speciale. 

 

(*) "Se non sei abbastanza vecchio da digerire questa roba, forse è meglio che te ne torni a leggere per un altro po' l'Uomo Ragno, gli X-Men e i Fantastici Quattro. Altrimenti potresti rimanere spiazzato" scrive Stephen King nell'introduzione a "La locanda alla fine dei mondi", 8° volume della saga di Sandman di Neil Gaiman. Amen, Steve, ma capita che i fumettoni supereroistici non siano sempre sinonimo di vuoto e che ci sia chi li legge e sappia leggere anche cose più grandi (e anche chi le scrive)...




martedì 17 gennaio 2023

Che cos'è la guerra. Il racconto di chi l'ha vissuta in prima persona - Domenico Quirico

 


 Che cos'è la guerra. Il racconto di chi l'ha vissuta in prima persona - Domenico Quirico, Salani 2019

 

Che cos'è la guerra      Proseguendo nel mio percorso "da divano" nelle letture sulla guerra, mi sono imbattuta in questo titolo.

L'autore è inviato estero de La Stampa ed è comparso nelle cronache anche per i suoi rapimenti nelle zone di guerra, quello breve in Libia nel 2011 e quello di oltre tre mesi in Siria nel 2013. Questo libro fa cenno anche a quelle esperienze, ma soprattutto parte dalle Primavere Arabe per fare un percorso attraverso vicende, persone e territori, che possa dare una risposta alla domanda del titolo.
 
Che cos'è, non lo troverete scritto in qualche bella definizione, ma dopo averlo letto penso che avrete qualche grammo di conoscenza in più dell'animo umano e di cosa lo spinge a ribellarsi, a imbracciare un fucile, a scegliere il martirio, a intraprendere un viaggio che può condurre o a incertezze o a morte.
 
Adesso le cronache si stanno già stancando della guerra in Ucraina, che alla data di pubblicazione del libro non era ancora scoppiata. La Russia però partecipava al conflitto siriano e le macerie di Aleppo non sono così diverse da quelle di Mariupol.
 
"Le guerre sono sempre e soprattutto un buon affare, per chi le sa sfruttare e alimentare".



domenica 11 dicembre 2022

 A casa loro. Giulio Cavalli e Nello Scavo

 A casa loro. Giulio Cavalli e Nello Scavo. People, 2019.

Io che non vivo al mare, io che il mare lo vedo per le ferie, addomesticato Adriatico, non riesco a comprendere questo Mare Mediterraneo che ingoia vite... ma non è lui, no, il mare non ha colpe: siamo noi a dargliele in pasto, chi con l'ipocrisia dello slogan "aiutiamoli a casa loro" e chi, moltissimi, con la semplice indifferenza.
Chi sul mare ci vive, tocca con mano l'orrore.
I pescatori di Lampedusa, che quando ritirano le reti vi trovano impigliati abiti e resti, che se vedono gente in difficoltà rischiano tutto per salvarli, sono inorriditi da questa "ecatombe di povirazzi ". Sull'altra sponda Chemssedine, pescatore tunisino che "osserva la legge di Allah e quella del mare", ricompone e seppellisce i cadaveri che il mare depone sulla spiaggia.

"A casa loro" è uno spettacolo teatrale, che ancora non ho visto.

Giulio Cavalli lo racconta sulla sua pagina web: https://www.giuliocavalli.net/casa-loro/ e non si stanca di portarlo in giro per l'Italia: Giulio la voce, Federico Rama la musica, Nello Scavo i testi insieme a Giulio.

 La storia è un "nostos" drammatico di persone sconfitte, anziché eroi vincitori, in fuga da qualcosa che fa paura anche solo immaginare, attraversando deserti e prigioni su cui l'Europa tace. Anzi, fa accordi coi carcerieri.

Leggendo queste pagine, immagino la voce, la musica, la luce e poi il buio, il sipario.
Un giorno, me lo sono promesso, lo vedrò a teatro. Ogni giorno, già da ora, non penserò che quel che succede a "casa loro" sia affar loro, ma ricorderò le storie, gli orrori, la speranza che spinge ogni giorno, nonostante tutto, a fuggire verso "casa nostra". "Vi illudete di fermarli, senza fermare fame e piombo".

sabato 3 dicembre 2022

La meccanica della pace. Elena L. Pasquini

 La meccanica della pace. Elena L. Pasquini. People, 2022


Questo libro è stato per me un acquisto molto desiderato. Sentivo proprio la necessità di capire qualcosa di pratico, di reale, su cos'è la pace, in un momento in cui dichiararsi pacifisti equivale a essere traditori della patria, dell'occidente e di ogni cosa bella e buona su questa terra ch'è nostra per volere d'iddio (!).

Davvero pensare che i conflitti (che esistono e esisteranno finché esisterà l'uomo e esisterà qualcosa da disputarsi, sia esso territorio, risorse, diritti, potere) possano essere affrontati e talora composti senza imbracciare un fucile, è da malvagi collusi col "nemico" o al più da anime belle disconnesse dalla realtà?

Questo libro non espone teorie. Quelle, le espongono in continuazione i fautori della guerra, a furia di paralleli con la Resistenza (ma alcune sì, altre no, alcuni dittatori cattivi altri buoni), teorie del carrello ferroviario e amenità varie.

No, qui l'autrice racconta cose vere, che sanno di fatica, giorni e ore dedicati a colloqui infiniti, passi avanti e passi indietro. Raccoglie interviste, viaggia, passa in rassegna enormi quantità di materiale e rapporti, per consegnarci in queste pagine le vicende vere e reali di persone che hanno lavorato e stanno lavorando per quel bene effimero e fragile, eternamente cangiante e da ricostruire, che è la pace.

E' stato bello conoscere Esther del Cameroon, Juanita della Colombia, Francis e John della Sierra Leone, Awfa dello Yemen, Rehema del Congo, Beatrice dell'ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), padre Angelo della comunità Sant'Egidio.

Ogni storia, ogni descrizione delle bellezze che la guerra devasta, bellezze materiali e immateriali, ma che piccole mani coraggiose cercano di preservare e ricostruire, è davvero importante per chiunque abbia pensato almeno una volta nella vita che la pace è un'aspirazione legittima ma... Ma. Quel "ma" siamo noi, quel "ma" si può affrontare, giorno dopo giorno, anche nei conflitti più complessi, con la meravigliosa arte del dialogo difficile, del dialogo col nemico.