La miglior cosa che possiamo fare. People, 2022
Mi piaceva, Gino Strada. Piaceva alle persone come me. Quelle che non conoscono i giochi di palazzo, quelle che non devono essere politicamente corrette perché non rivestono cariche, non ricevono onori, non contano se non un voto in campagna elettorale (e anche quello, poi... col Rosatellum...).
Era milanese ma era feroce quanto un toscano. Me lo ricordo nei talk show. Li zittiva tutti, accidenti! Lui sì che sapeva come si fa.
Ecco, forse questo è il punto. Faceva. E molto. Il parlare derivava tutto da lì. Un ateo che faceva impallidire tanti sedicenti odierni seguaci di Gesù. Uno che si riconosceva dai frutti.
Non è solo, Gino Strada. Ha lasciato Emergency in ottime mani e ha insegnato tanto a chi ha avuto l'umiltà di ascoltarlo, vicini e lontani.
Questo piccolo libro è un tributo, da una piccola casa editrice che ho conosciuto da poco. Piccola ma con grandi autori. Basta la copertina di Mauro Biani per volerlo subito sfogliare.Ci manca, Gino Strada. Lui sapeva quanto ti danno contro, quando parli contro la guerra. A me succede solo su Twitter, nella vita vera se parli di pace guardando la gente negli occhi vedi che i distinguo ("sì ma la guerra giusta", "sì ma gli obblighi verso la Nato") si sciolgono come neve al sole.
Era come diceva lui, con poche e semplici frasi. La guerra uccide, uccide i poveri e i loro figli, uccide il futuro, i diritti, la speranza.
Partendo dal diritto alla salute, un diritto di tutti, perché come diceva lui se lo hanno in pochi è un privilegio, ha fatto tanta strada, ne ha tracciata una che merita di essere conosciuta e seguita da tutti.
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