Mi stavo chiedendo, dopo aver letto questo graphic novel, cosa mi spinge a leggere cose "dure" e "vere" come questa, quando potrei cercare leggerezza e comicità che in genere si associano ai fumetti.
Quando leggo qualcosa di Marco Rizzo, inevitabilmente finisco per piangere. Nel senso migliore di ciò che può suscitare pianto.
"La prima bomba" ruota intorno ai fatti che precedettero la strage di Piazza Fontana, seguendo personaggi di fantasia, ma verosimili (e veri, a tutto tondo) che incontrano personaggi che di quella storia furono protagonisti. L'incedere della storia è implacabile, i disegni di La Tram (che sul momento ho trovato insoliti, poi me ne sono innamorata) sono efficaci e taglienti.
Nomi e fatti accertati dalla magistratura sono tutti menzionati nelle ultime pagine. Il dolore per una vicenda su cui pesa ancora un'omertà scandalosa, è vivo ancora oggi.
Oggi si torna a parlare di anarchici, di violenza. Se da una parte vanno condannati tutti gli atti violenti e puniti coloro che li commettono, stride l'accanimento verso singoli anarchici accanto alla morbidezza con cui lo Stato tratta i reati dei colletti bianchi. Regimi carcerari nati per contrastare le mafie in periodi di emergenza diventano di vasta aapplicazione su certe categorie e sembrano più torture che necessità.
Non occorre essere anarchici, o comunisti, per vedere che la deriva è pericolosa, che le destre più destre (e quanto è destra la destra oggi al governo?) hanno sempre usato questi metodi, si sono crogiolate nel clima di paura, hanno venduto l'autoritarismo come servisse per la nostra sicurezza, hanno sempre cercato il "nemico" a costo di inventarlo o di gonfiarlo a dismisura. Costi quel che costi.
Il protagonista di questo fumetto aveva militato nel partito fascista. È un sincero servitore dello Stato, e un uomo di destra. Eppure comprende l'orrore ai danni degli innocenti, il grande inganno dietro la strategia del terrore.
Stiamo attenti, non accontentiamoci di trovare dei cattivi e seppellirli nel fine pena mai. Restiamo umani.
Digressione
Mi viene in mente una cosa scritta nella prefazione a un volume della saga di Sandman, dove si dice, in sostanza, che se non si è pronti a trovare nei fumetti dei temi e delle scene "tosti", allora meglio andarsi a leggere Spider-man. (*)
Quindi, abbiamo un problema. Marco Rizzo è un giornalista, e di quelli bravi. Ma scrive anche storie di Spider-man. Come la mettiamo?
La mettiamo così, che da grandi poteri derivano grandi responsabilità, e la vita è complicata e i fumetti lo sono altrettanto, fortunatamente nel senso bello del termine.
Menzione d'onore alla mia fumetteria di fiducia: quando ho ordinato il volume mi hanno detto che era già in negozio, pronto da mettere da parte a mio nome. Intendiamoci, io (e anche Marco Rizzo!) amo anche i fumettoni americani e le strisce comiche, che la fumetteria non fa mai mancare, ma una fumetteria che tiene anche libri di un certo calibro, con storie difficili e italianissime, che vi devo dire? penso che sia una fumetteria speciale.
(*) "Se non sei abbastanza vecchio da digerire questa roba, forse è meglio che te ne torni a leggere per un altro po' l'Uomo Ragno, gli X-Men e i Fantastici Quattro. Altrimenti potresti rimanere spiazzato" scrive Stephen King nell'introduzione a "La locanda alla fine dei mondi", 8° volume della saga di Sandman di Neil Gaiman. Amen, Steve, ma capita che i fumettoni supereroistici non siano sempre sinonimo di vuoto e che ci sia chi li legge e sappia leggere anche cose più grandi (e anche chi le scrive)...