lunedì 30 luglio 2012

Not in my backyard

Siamo alle solite, va tutto bene purché non sia a noi visibile, a noi vicino, per noi fonte di fastidio impossibile da non vedere. Ma se viene fatto oltre i confini (limitati) dei nostri occhi e delle nostre menti, allora va bene! Amici animalisti, che avete splendidi principi e vi battete a scapito della vostra salute e dei vostri soldi contro la sperimentazione animale, sappiate che forse non è saggio scagliarsi contro chi alleva animali da laboratorio solo perché lo fa in Italia, tanto già da un po' pensavano di andare a farlo in altri Paesi dove i controlli sono minori e la manodopera costa meno. Non pensate che il "signor Harlan" avrà una crisi (né monetaria né di coscienza) se dovrà spostare lo stabilimento altrove. La crisi l'avranno le famiglie che dipendevano dal lavoro in quello stabilimento. Sgradevole, ma lavoro legale. In USA esiste il mestiere di eseguire le condanne a morte, ma non necessariamente queste persone saranno orride persone. Avranno una famiglia a cui tornare la sera. Lo stesso i "malvagi sperimentatori" italiani. Ma se vi far dormire più tranquilli che i malvagi sperimentatori italiani vadano ad allungare le schiere dei laureati senza lavoro italiani, mentre le aziende farmaceutiche proseguono l'esodo verso paesi a loro più favorevoli, allora ok, state per ottenere il vostro scopo. Se invece volete una protesta di più ampio respiro, iniziate a comprare prodotti cruelty free, predisponete per donare i vostri organi alla scienza, informatevi e informate. E se proprio non volete nulla che sia stato sperimentato su animali, allora non accettate di ricevere più vaccini, antidolorifici, antibiotici... né voi né i vostri familiari né i vostri animali domestici. Sì perché ogni volta che curo un animale di proprietà di un animalista so che sto somministrando o prescrivendo farmaci che sono stati sperimentati su animali (altrimenti non sarebbero in commercio) e mi chiedo cosa farebbe se glielo dicessi.